Ci apprestiamo al rinnovo dell’amministrazione regionale in una fase difficile in Basilicata, testimoniata da indicatori economici poco rassicuranti, un disagio sociale diffuso, una palese arretratezza dei servizi pubblici e delle infrastrutture, sulla quale pesano la lentezza, quando non il blocco, di tante opere pubbliche. Le parole chiave di alcuni annunci sono slogan “neutri” costruiti per smuovere il consenso istintivo di elettori suggestionabili o di astenuti arrabbiati. Dall’elettrificazione della Potenza-Foggia alla Matera-Ferrandina, si punta sul fascino delle “grandi sparate”. Ciò che conta, purtroppo, è lo show. In un orizzonte di breve, medio termine, ascolteremo una sorta di favoletta edulcorata in cui verranno descritte con toni del tutto positivi e rassicuranti le opere, il contesto e gli effetti delle ricadute economiche ed occupazionali sul territorio. Una simile strategia però non è certamente produttiva, perché quel pubblico che si interessa all’opera, e va a leggere i materiali pubblicati, ha piena consapevolezza della delicata situazione del trasporto in Basilicata, e una discreta conoscenza dei sistemi di gestione dei trasporti.
Ad oggi, certi ormai che la Tito-Auletta non verrà mai realizzata, si è avviato il gioco dello scaricabile. Si assiste, cioè, al palleggio delle responsabilità tra Regione, Rfi e Governo centrale, senza che il cittadino possa capire chi ha ragione, chi ha torto e quanto. E’ tutto un continuo “è colpa del Governo”, “è colpa di Rfi”. Se la politica è scaricabarile, la politica non serve a niente. La politica è assumersi l’onere delle decisioni.
In 10 anni di chiacchiere sulla questione delle barriere architettoniche a Potenza Centrale, si sono susseguiti annunci e promesse, senza però riuscire mai a tradurre le parole in atti concreti. La Regione non ha competenza ma può essere parte attiva convocando le parti per richiamare alle proprie responsabilità l’ente committente dei lavori.
D’accordo che la classe politica rappresenta nel bene e nel male il popolo, ma siamo messi proprio male.