Familiari, ferrovieri e cittadini, hanno organizzato un presidio di fronte al luogo per sostenere la battaglia sulla sicurezza per il trasporto su rotaia, materia della quale deve occuparsi l’Agenzia nazionale per la sicurezza ferroviaria.

Daniela Rombi, per l’Associazione “Il Mondo che vorrei”, è intervenuta all’interno del Convegno con un intervento scritto in cui ha ampliato e sviluppato i temi riportati nel volantino che segue.

Siamo qui perché all’interno dell’hotel si svolge il Convegno dell’Ansf (Agenzia nazionale per la sicurezza ferroviaria). In questi anni, sono state ulteriormente ridotte risorse, ispezioni, controlli, personale e manutenzione, penalizzando così la prevenzione e la sicurezza. Oggi, solo interventi di emergenza e soltanto dopo incidenti e disastri. L’Ansf è stata depotenziata, è “promotrice” di sicurezza e dal governo le sono state tolte responsabilità … L’Agenzia, dice ciò che sarebbe necessario fare, e se non viene fatto e accadono incidenti e disastri, non ne viene comunque coinvolta. Con l’ultimo, del ‘Freccia rossa 1.000″, del 6 febbraio a Lodi, si chiude il cerchio:

1) 29 giugno 2009, VIAREGGIO (trasporto merci): 32 morti
2) 12 aprile 2010, VAL VENOSTA in Trentino (trasporto regionale): 9 morti
3) 12 luglio 2016, ANDRIA E CORATO in Puglia (ferrovie concesse): 23 morti 4) 25 gennaio 2018, PIOLTELLO (Mi) (trasporto regionale): 3 morti
5) 6 febbraio, 2020, LODI (Frecca rossa 1.000 Alta Velocità): 2 morti

Questa è la dimostrazione che nelle ferrovie non c’è settore dove poter essere sicuri. In ogni ambito manca la sicurezza e muoiono ferrovieri, viaggiatori e, con la strage di Viareggio, cittadini al “sicuro” delle proprie abitazioni. Anche il disastro di Lodi dimostra che, al di là dell’errore umano sempre possibile, non vi sono meccanismi di controllo e procedure capaci di neutralizzarlo. In mancanza di controlli tecnologici, in quella tratta il treno doveva passare a bassissima velocità, doveva esserci una squadra di operai che controllava la disposizione del deviatoio e il treno “apripista”, come era fino a pochi anni fa. Dai 224.000 ferrovieri dei primi anni ’90, si è passati a meno di 70.000, con la conseguente e sistematica politica di abbandono della sicurezza. Da Viareggio in poi ancora incidenti con morti e feriti e numerosi quelli che, per la buona sorte, non hanno provocato vittime…Perché l’Ansf deve intervenire “DOPO” il disastro? Siamo stanchi della logica del ‘dopo’, per dover pensare ai funerali. Si deve agire PRIMA! Il maledetto ‘dopo’ è conseguenza di quello che non è stato fatto, responsabilmente e coscientemente, prima! Appena accade … iniziano sopralluoghi, riunioni, commissioni d’inchiesta interne e esterne. L’Ansf sa quanto sia strutturalmente inadeguata la rete ferroviaria: documenti mancanti, prescrizioni non eseguite, interventi inefficaci e saltuari, e di fronte a evidenti mancanze e lacune, si limita a suggerire interventi necessari e urgenti. Le ferrovie rispondono con tempi lunghissimi e non attuano le misure indicate. Investire danaro e risorse ha un costo e le ferrovie hanno altro “da fare” che pensare alla vita dei cittadini e dei lavoratori. L’esperienza e la realtà vissute sulla nostra pelle, insegnano questo, purtroppo! Le tragiche risposte sono state: VIAREGGIO, VAL VENOSTA, PIOLTELLO, ANDRIA E CORATO, LODI, per rimanere a questi anni. > Ricordiamo che la notte del 29 giugno 2009, il capostazione ha salvato tante vite umane, bloccando ai segnali di protezione due treni di passeggeri proveniente da Lucca e da Pisa. Ora che la stazione è impresenziata, chi potrà intervenire per evitare una strage ancor più tragica di quella di 10 anni fa?

“Il Mondo che vorrei” – Associazione dei familiari delle 32 Vittime del disastro ferroviario di Viareggio

18 febbraio 2020