E’ in atto un processo che dovrebbe condurre alla cancellazione di 5.000 km di rete ferroviaria dalla scena nazionale, ritenuti improduttivi ed eccessivamente costosi. Nel corso degli ultimi anni si stanno operando scelte pericolose in tal senso. In Piemonte, tanto per dare un esempio, sono state chiuse 13 linee ovvero 483 km di rete ferroviaria ed in altre regioni si sta perseguendo un disegno analogo. Il rischio è elevato, si accentuerebbe la marginalizzazione economica e sociale di intere aree regionali in tutta Italia producendo conseguenti danni ambientali e aumentando relative malattie e spesa sanitaria, come fattori legati alla crescita di circolazione di veicoli inquinanti sulle strade.

La strategia in atto mira ad impoverire i servizi in modo da disaffezionare i viaggiatori e giustificare poi i tagli in rapporto alla domanda decrescente; si confida inoltre nella scarsa capacità di reazione delle popolazioni locali. Si chiudono le stazioni e si lasciano al degrado (lungo la linea ionica la situazione è da vergogna); si utilizzano treni vecchi, sporchi, soggetti a frequenti guasti; si riducono i servizi (corse soppresse, mancanza di coordinamento, ritardi, ecc.); si vessano i viaggiatori (assenza di informazioni, multe pesanti, zero assistenza), si riduce la manutenzione ordinaria sull’infrastruttura e sui veicoli (gli incidenti sono aumentati e il rischio per viaggiatori e ferrovieri è cresciuto significativamente negli ultimi anni).

Un altro tipo di azione consiste nel rompere l’unità della rete; ed ecco allora la scelta di cancellare i servizi ferroviari fra Sibari e Metaponto, sostituendoli con autoservizi inappetibili; ma alla stessa fine sembra destinata la linea Catanzaro-Lamezia: interruzione forzata e prolungata nel 2013 a causa del crollo di un ponte nei pressi di Marcellinara, autoservizi minimi e disagi per i viaggiatori, ripresa del servizio ferroviario su modesti standard (solo 6 coppie di treni/giorno e di pessima qualità; bassa velocità commerciale). E’ di questi giorni la decisione unilaterale di eliminare del tutto i servizi ferroviari in piena estate, alla faccia dell’incentivo allo sviluppo turistico della Calabria.

Ma l’obiettivo ultimo non è ancora evidente a tutti; da qualche anno le politiche di FS, e di RFI in particolare, sembrano decisamente orientate all’isolamento e al successivo smantellamento della linea ferroviaria ionica. La strategia è alquanto subdola; si mira a isolare sempre più la linea ionica, togliendo attrattiva al trasporto ferroviario  e penalizzandone l’accesso e, non appena possibile, far cessare l’esercizio. Chiudere la linea ionica significherebbe 500 km di rete, il 10% dei 5000 obiettivo. Non a caso negli ultimi mesi risulta preso di mira la linea Catanzaro Lido-Lamezia Terme (45 km); essa rappresenta il principale raccordo ferroviario fra i corridoi tirrenico e ionico in Calabria; pur a seguito del declassamento della linea ionica avvenuto in sede di PGTL (Piano Generale dei Trasporti e della Logistica, 2001) a questo segmento di rete veniva riconosciuto un ruolo strategico di integrazione  fra le due fasce costiere, componente della rete SNIT (Sistema Nazionale Integrato dei Trasporti), ovvero la rete primaria; tagliare questa linea significa aver isolato totalmente la linea ionica.

Nel frattempo un’altra scure sta per abbattersi sulla linea ferroviaria Reggio Calabria – Metaponto. Entro dicembre 2014, infatti, secondo programmi di gestione di RFI, una decina di stazioni (ma dovrebbero essere forese il doppio), verranno declassate a “fermate”. Tecnicamente, tale declassamento consiste nella soppressione dei binari di precedenza ed incrocio e relativi apparati di segnalamento, che normalmente caratterizzano le stazioni ferroviarie, e che permettono di effettuare manovre dei convogli ferroviari, ed in particolare incroci tra treni marcianti in senso opposto, e precedenze, per esempio tra un treno più veloce che “supera” uno più lento. La riduzione del numero di stazioni, e relativa trasformazione in fermate sulla linea ionica si tradurrà in pesanti ripercussioni sul traffico ferroviario potenziale: si determinerà una riduzione di potenzialità (capacità di transito) ed un prevedibile allungamento dei tempi di viaggio in ragione delle maggiori distanze interstazione. Le stazioni che subiranno il definitivo taglio e che rimarranno a singolo binario, saranno le seguenti: Marina di San Lorenzo, Bova Marina, Capo Spartivento, Ferruzzano, Ardore, Gioiosa Jonica, Caulonia, Riace, Squillace, Roccabernarda, Isola di Capo Rizzuto, Roseto Capo Spulico, Policoro-Tursi. E come anticipato, potrebbero non essere le uniche, in futuro.  E’ il risultato di una odiosa politica nazionale di “right sizing”, di RFI che si prefigura come una ulteriore pericolosa tappa verso lo smantellamento dell’intera linea ionica da Melito a Metaponto.
Un altro modo per contribuire a questo disegno disgraziato di smantellamento è quello di proporre interventi di indubbia inutilità, molto costosi, e per questo inattuabili; mi riferisco in particolare ai due progetti promossi da RFI e forze di governo in questi ultimi anni:

  • elettrificazione di linea. Il Piano di Azione e Coesione (PAC) siglato il 10 Dicembre 2011 fra Regioni Sud e Ministero Coesione (F. Barca) ha previsto nel caso della Calabria un intervento mal precisato; si parla infatti di “Collegamento Lamezia Terme – Catanzaro Lido – Dorsale Ionica. Elettrificazione, 1° lotto funzionale” per un importo di 80 Milioni di €, con termine programmato a Febbraio 2018; non è affatto chiaro a quale tratta di rete si intenda estendere la elettrificazione; assunto un costo medio di 1 Mn di €/km, si tratterebbe di 80 km. Rimane lecita la domanda a cui a tutt’oggi non si è data risposta; quale la tratta interessata? Lo studio di fattibilità doveva essere consegnato da RFI e Regione entro Dicembre 2012. Chi lo ha visto mai? Rimane la considerazione che l’intervento potrebbe riferirsi alla linea Lamezia T.-Catanzaro L.; ma cosa si aspetta a partire coi lavori?  I fondi, di provenienza comunitaria, sono a scadenza. Personalmente sono dell’avviso che gli 80 Milioni avrebbero potuto essere indirizzati all’acquisto di treni regionali, come hanno fatto altre regioni nel siglare lo stesso PAC (ben 15 treni regionali tipo Minuetto o Flirt);
  • nuova linea in variante Settingiano-Lamezia T. (23 km) con raccordo ferroviario per l’aeroporto (5 km) dal costo preventivato pari a 450 Mni di €. L’opera, su proposta progettuale RFI, produrrebbe più svantaggi che vantaggi; a fronte di una leggera velocizzazione taglierebbe fuori un centro primario come Nicastro (già Catanzaro ha fatto questo incredibile errore di allontanare la ferrovia dalla città); il risparmio di tempo conseguito sarebbe magra cosa rispetto a quello che potrebbe essere ottenuto con un’opera di potenziamento sul tracciato esistente.

 

E’ più che mai necessario organizzare l’iniziativa in difesa e per il rilancio delle ferrovie regionali e interregionali, anche attraverso la rivendicazione del superamento della regionalizzazione, che tanti danni ha apportato al trasporto ferroviario, dimostrando disinteresse e incapacità nel fornire il servizio secondo quanto previsto da leggi nazionali e regolamenti europei, scarsa attenzione nell’ascolto degli utenti e contribuendo così a determinare perfino un peggioramento di stazioni e linee locali

E’ bene chiarire che la situazione si sta aggravando anche per l’assenza della politica; le responsabilità sono notevoli e gravi. La comunità calabrese non merita questa condanna.