Lo sapevo, dannazione. Non dovevo scrivere quel libro, dovevo starmene zitto a rimuginare sulla perdita della mia identità senza per questo farne una malattia o una tragedia. Non dovevo scrivere quel libro, neppure lontanamente potevo immaginare che poteva provocare ciò che in effetti poi si è verificato.
Un romanzo sul ritorno nell’amato (prima) poi odiato (dopo) sud? Ma quando mai? Tutti si erano preoccupati di raccontare sui disagi, le pene, le sofferenze provate dalle persone che emigravano verso terre straniere o italiane, ma sempre straniere, hai voglia a dire che Torino o Milano erano in Italia, sempre terre straniere erano per noi.
Un ritorno nel sud, quindi, e poi sul treno, con quel mezzo infernale che era il treno!! Come mi permettevo a raccontare del posto e delle condizioni riservate ai tamarri come noi?
“Ma quando mai?” ripetiamo. E anche se non siamo napoletani capiamo il senso di ciò che diciamo o meglio delle parole. Eh, sì. Vaglielo a spiegare a un altro “italiano” come si viaggiava sull’Espresso Torino-Roccella Jonica o sull’ Intercity notte Torino-Catanzaro Lido o Monasterace via Crotone per un viaggio che durava la bellezza di 18 ore, salvo l’ora o le due ore di usuale ritardo!
Ma perché il mio libro? Perché non dovevo scrivere quel libro? Si tratta del romanzo dal titolo «Un viaggio lungo 35 anni 11 mesi 29 giorni», dove si parla dei disagi affrontati in un periodo trentennale di viaggi al sud. Dunque non potevo immaginare che quel libro avrebbe provocato un terremoto nell’Ad delle Ferrovie dello Stato o di Trenitalia, come si chiama adesso, costringendolo, lui che era stato anche sindacalista dal 1986 al 1991, a sopprimere tutti i treni che ci portavano, ahi noi, in Calabria!
A parte l’ironia, quest’ultimo atto, la soppressione della linea di Torino/Milano Crotone, ha rappresentato appunto l’ultimo atto di una strategia iniziata qualche anno fa. Prima con la soppressione degli altri treni provenienti sia da Milano sia da Torino e diretti a Reggio via Tirrenica e Jonica.
La Calabria come si sa è sempre stata terra di passaggio. E continua a esserlo. Ora noi e voi calabresi per tornare giù potete benissimo prendere i treni che vanno in Sicilia e poi cambiare a Lamezia. Potete benissimo spendere minimo 300 euro per andare e tornare dal luogo che avete abbandonato tanti anni fa! Ve lo aveva ordinato il medico? Di emigrare, intendo! Potevate benissimo starvene a casa vostra a farvi i fatti vostri. E a vivere di assistenza .
Per parte mia, faccio il mea culpa. Non dovevo scrivere quello libro, non dovevo scrivere dello schifo che viene riservato a quelli che frequentano quella terra disgraziata, maledetta o benedetta, fate voi.
In compenso, il nostro amato ad Moretti ha implementato le linee Torino-Milano, Milano-Venezia, Roma-Milano ecc. I prezzi poi ti danno un servizio eccellente garantito, vuoi mettere? Non vedete la pubblicità? Le Ferrovie dello Stato si sono riconvertite, si dice così? Prima, dal punto di vista societario (Trenitalia, Ferservizi, Ferrovie Italiane ecc), poi dal punto di vista aziendale e funzionale, il che vuol dire solo eliminare i treni che portano al sud.
A questo punto, farei una proposta al sopraddetto Ad: Ingegner Moretti perché non fa transitare per la costa jonica della Calabria un Eurostar o una Freccia Rossa? Qual è il pregiudizio che la frena? I calabresi che partono o arrivano in quella costa non hanno i soldi per pagare? Oppure lei deve ancora togliersi il veleno che l’aveva fatto indignare da sindacalista per la nomina al posto che ora è suo di un calabrese che ha fatto una brutta fine?
Ma noi, il popolo dei viaggiatori, cosa c’entriamo con quello?
GIUSEPPE FIORENZA- ZOOM SUD, 12 Dicembre 2011